{:en}AVIOPARCO – concorso di idee per il Parco Urbano di Fano{:}{:it}AVIOPARCO – concorso di idee per il Parco Urbano di Fano{:}

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PROGRAMMA: Concorso di idee per il Parco Urbano di Fano

ANNO: 2017

STATO: di Progetto

ENTE PROPONENTE: Comune di Fano

TEAMarch. Luca Fornaroli, dott. in arch. Arianna Talevi

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IL PAESAGGIO, LE ASSIALITÀ ANTROPICHE E GLI OBJETS TROUVÉ

L’intero progetto di Parco, che qui si propone, a livello ideativo e concettuale è un’interpretazione ed affermazione della struttura e delle geometrie del nostro territorio naturale ed antropico, attraverso tre strati compositivi differenti e sovrapposti e quindi declinati alle necessità e contingenze del Parco stesso:

  1. IL PAESAGGIO. La base è composta di aree a geometria variabile per sottolineare e promuovere le relazioni con il resto del territorio mediante una sintesi delle specificità del paesaggio circostante: dalla contemplazione delle catene montuose del Furlo, passando successivamente per i boschi, ritagliati dalle aree agricole della valle segnata dall’alveo del Metauro, sino alla sua foce. Il paesaggio verde del Parco diventa così un bacino in cui è racchiusa tutta la biodiversità della vallata Metaurense, diventando fondamentale dal punto di vista ecologico e conseguentemente interessante in ambito didattico e turistico.
  2. LE ASSIALITÀ ANTROPICHE. Il parco definisce il margine della città costruita, continuando e dissolvendo nel verde le assialità preesistenti, sia quelle di fondazione e di espansione della città quali il cardo e il decumano Romano sia la struttura aeronautica di cui abbiamo traccia attraverso la viabilità di via della Colonna. Tali assialitá vengono rispettate e utilizzate come rete della mobilità interna al parco.
  3. GLI OBJETS TROUVÉ. Portatori di contenuto, memoria, identità, funzionalità, ma anche visione verso il futuro. Gli Objets Trouvé sono servizi, piccoli padiglioni tematici, chioschi, sculture e totem didattici… tutte unità di costruito riconoscibili in alzato, che soggiacciono ai nodi delle assialità già citate.

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La ragione per cui si propongono questi tre strati progettuali differenti, oltre ad essere di carattere compositivo, è soprattutto di carattere funzionale e realizzativo. E’ possibile, infatti, in tal modo realizzare il progetto del parco in fasi successive, così come richiesto espressamente dal bando, permettendone in ogni caso la sua completa utilizzazione sin dall’inizio e soprattutto permettendo di essere aggiornato nel tempo, con il mutare delle esigenze e delle capacità di gestione da parte della comunità.

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In primo luogo il paesaggio può essere adattato a livelli diversi di gestione comunale ed autogestione da parte dei cittadini (come ad esempio attraverso l’assegnazione temporanea a singoli o gruppi di cittadini privati di aree per l’autoproduzione alimentare).
Anche le assialità possono essere sviluppate in tempi differenti in funzione degli Objets Trouvé, necessari a breve termine.

Nulla toglie, per esempio, che gli Objets Trouvé possano venire realizzati in tempi differenti, in funzione delle esigenze immediate e poi spostati da un nodo all’altro, o possano venire aggiornati o sostituiti in modo da garantire uno spazio pubblico sempre attuale.

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1. IL PAESAGGIO – LA RETE DEL VERDE

Come afferma Bruno Munari in “Da cosa nasce cosa” la gente scappa dalla monotonia delle città ogni weekend, le quali sono adornate di essenze vegetali tutte della stessa specie, per cercare la varietà che ritrova in campagna.

La varietà in natura,ovvero la biodiversità, oltre a rinfrancare psicologicamente l’uomo, è un incentivo alla proliferazione e sopravvivenza delle diverse specie animali e vegetali, rappresentando il pilastro della salute ambientale2.
In quest’ottica si è interpretato il Parco come il congiungimento del verde urbano, rurale e paesistico. La proposta progettuale infatti verge a rappresentare e fondere insieme tutte queste caratteristiche attraverso una narrazione a scala ridotta della vallata Metaurense, riproponendo le sue essenze e peculiarità, diventando pertanto il centro stesso della rete ecologica più estesa ma anche proprio la sua rappresentazione.

Proprio tale aspetto coinvolgerebbe l’interesse di tutti i settori tecnico-scientifici e didattici (nell’ambito di biologia, botanica, agraria) e delle associazioni ecologico-ambientaliste, che su tale progetto potrebbero sviluppare un tavolo comune di lavoro e di ricerca. A beneficiarne sarebbe il Parco e la sua gestione, e quindi il bilancio comunale, in quanto si potrebbe innescare un meccanismo di manutenzione agevolata da parte di questi soggetti.

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Essi utilizzerebbero il Parco come laboratorio, con tutto l’interesse a selezionare ed introdurre le varie specie, verificandone la compatibilità e le condizioni al contorno necessarie e favorevoli, ma anche analizzando l’impatto dell’attività e fruizione umana e lo stato di salute del Parco stesso, consigliando quindi le linee guida per la convivenza dell’uomo con l’ambiente.

Il “disegno del verde” come qui di seguito esplicato potrebbe alimentare il mercato dell’ecoturismo e dell’educazione ambientale, mediante corsi didattici e attività naturalistiche per coinvolgere e istruire la cittadinanza a una vita agreste consapevole e rispettosa.
Di seguito gli elementi progettuali che compongono il paesaggio del Parco.

 
1.1 IL FORULUM

In ottemperanza al Progetto del Piano di Riforestazione di circa 2 ettari – che SPEA Autostrade deve realizzare lungo il confine del lotto con via Papiria, ovvero lato monte (quale compensazione alla realizzazione della terza corsia) – il progetto propone una modifica topografica attraverso movimenti terra, l’inserimento di rilievi e piantumazione, con l’intento di omaggiare le colline e monti dell’entroterra, in particolare la Gola del Furlo. Suggerendo aree definite da querceti con roverella (Quercus pubescens) , carpino nero (Ostrya carpinifolia), orniello (Fraxinus ornus), acero (Acer campestre, A. monspessulanum, A. obtusatum) , Maggiociondolo (Laburnum anagyroides) , sorbo (Sorbus domestica, S. aria, S. torminalis) e ginepro (Juniperus), sviluppando un’area boschiva complessiva, solo per questa zona, di circa 20672 mq.

Le imponenti pareti della Gola vengono ridimensionate nel progetto e declinate a pareti artificiali (in conglomerato cementizio armato) per lo sport dell’arrampicata, quindi dotate di prese ed appigli, disegnate in modo tale da poter essere utilizzate da neofiti ed esperti e senza l’ausilio di imbragature. La sommità di tale pareti “rocciose” potrebbe essere disegnata in modo tale da fungere da stazionamento per uccelli (sia migratori che autoctoni), attraverso forature circolari passanti e a raggio variabile (5, 10 e 15 cm), offrendo agli animali protezione dalle intemperie e dagli animali predatori ed ostili e ricordando il “Nido dell’Aquila reale” della Gola del Furlo.

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I rilievi artificiali così congegnati, apportano i seguenti benefici:

  1. da tutta la restante area del Parco si riduce la percezione visiva ed acustica del traffico ad alto scorrimento lungo via Papiria e l’attigua superstrada;
  2. dalle sommità dei rilievi è possibile amplificare la visione panoramica sul parco e sul paesaggio circostante;
  3. le “pareti della Gola”, elementi progettuali parte integrante del paesaggio, diventano un incoraggiamento all’attività sportiva, quale il bouldering, sempre più diffusa, poiché completa e all’aperto, ma in condizioni controllate e sicure;
  4. la riforestazione e i nidi artificiali posti in sommità delle pareti da scalata rendono la zona ideale per lo stazionamento di numerose specie di uccelli migratori, favorendo la convivenza tra animali e piante selvatiche;

 

 

1.2 IL MATAURUS

Attraverso una derivazione del Canale Albani si propone di far sgorgare e far fluire nel Parco una via d’acqua attraversando il sopracitato Forulum – similmente al fiume Candigliano (il quale taglia a metà la Gola del Furlo per poi confluire nel Metauro) – segnando poi tutto il Parco con una serpentina che costeggia i luoghi principali del progetto per poi concludersi in un piccolo specchio d’acqua sul lato a mare, chiamato la Foce.


L’obiettivo di inserire questa superficie d’acqua è quello di:

  1. utilizzarla come corridoio ecologico in grado attrarre e offrire abbeveraggio per le diverse specie animali, in modo tale che queste possano usufruirne, convertendo il Parco in un insieme di ecosistemi stabili e connessi;
  2. utilizzare la stessa acqua per l’irrigazione delle colture, in particolare della zona degli orti;
  3. collegare tutte le aree principali attraverso lo stesso, il quale dotato di un sistema di percorsi autonomi, lungo le proprie sponde, possa circuitare il Parco senza soluzione di continuità, con un incentivazione delle attività come – passeggiata e – corsa
  4. amplificare l’esperienza percettiva degli utilizzatori del Parco;

 

Lungo le sponde del corso d’acqua si prevede la proliferazione in parte naturale, per un’area complessiva di 1,26 ettari, di piante erbacee tipiche quali:
i Poligoni (Persicaria hydropiper, P. lapathifolia, P. maculosa), ‘Equiseto palustre (Equisetum palustre), il Crescione d’acqua, di chiana e radicina (Nasturtium officinale, Rorippa amphibia e R. sylvestris), il Sedano d’acqua (Helosciadium nodiflorum), la Buccinaria (Epilobium hirsutum), la Menta d’acqua (Mentha aquatica), la Veronica acquatica (Veronica anagallis-aquatica), i Capellini (Agrostis stolonifera), il Riso selvatico (Leersia oryzoides), lo Sparganio (Sparganium erectum), il Panico acquatico (Paspalum distichum), la Mestolaccia (Alisma plantago-aquatica e A. lanceolatum), il Giunco articolato (Juncus articulatus), il Giunco tenace (Juncus inflexus), il Giunchetto meridionale (Scirpoides holoschoenus), il Ciperone (Cyperus longus), il Giunco di palude (Schoenoplectus tabernaemontani), l’Erba nocca (Bolboschoenus maritimus), e raggruppamenti a Cannuccia (Phragmites australis).

 

 

1.3 LA MACCHIA

Seguendo il declivio delle colline della valle del Metauro, la vegetazione si modifica. Ritroviamo nuove specie accanto a quelle già citate in precedenza per il versante montano. Questi elementi naturali si accorpano gli uni accanto agli altri, andando a formare delle vere e proprie “macchie” di vegetazione. Forme caratteristiche che vanno ridisegnando il territorio di tutta la vallata. Questi segni si plasmano seguendo il terreno fino ad arrivare a bagnarsi nelle acque del mare Adriatico. Allo stesso modo il progetto propone una riforestazione di “macchie” definite da Roverella (Quercus pubescens) , Olmo ( Ulmus minor ), Cerro ( Quercus cerris) e nell’area ovest sino alla Cavea compresa anche il Pino Marittimo ( Pinus pinaster) . Si propongono in forma di arbusti il Biancospino ( Crataegus monogyna ), Prugnolo ( Prunus spinosa), Rosa ( Canina e Sempervirens ), Ligustro ( Ligustrum volgare ), Frusaggine ( Euonymus europaeus ).

Le macchie ricoprono complessivamente una superficie di 2,21 ettari, assorbendo assieme alla riforestazione del Forulum almeno 59,1 tonnellate di CO 2 all’anno6. Queste aree sono state pensate affinchè abbiano ridottissimi costi di gestione e possano ospitare la fauna selvatica. Il loro disegno è solo apparentemente casuale poiché si sviluppano in prossimità del perimetro del Parco, divenendo zona cuscinetto visiva e psicologica tra questo e le strade carrabili, affinché rumori e smog possano venire assorbiti. Il disegno di tali “Macchie” è pensato affinché si possa creare un sistema di prospettive visive e quindi relazione tra i punti di accesso al Parco, dalle residenze attorno ai i fuochi prospettici quali gli Hangar e gli Objets Trouvé.

 

 

1.4 GLI ORTI

Con funzione sociale-ricreativa e a costo zero per la Municipalità si è pensato di destinare l’area compresa tra via della Colonna, via F. Confalonieri, via Anna Frank e via L. Battista Alberti, ovvero in prossimità dell’edificato residenziale alla coltivazione degli orti urbani, in modo che quest’area oltre a risultare “pratica” per i residenti limitrofi sia anche un’area filtro tra le residenze, il Parco ed il traffico veicolare, limitando gli effetti negativi e la pericolosità di quest’ultimo.

Per quanto l’obiettivo di quest’area sia incentivare la partecipazione dei residenti verso l’autogestione, a beneficio della microeconomia locale e della qualità alimentare, si suggeriscono delle regole semplici al fine di garantire un buon risultato, oltre alle coltivazioni di tipo biologico (o prive di pesticidi dannosi per l’ambiente) si richiede una suddivisione degli orti agricoli in ossequio al disegno proposto negli elaborati. Un patchwork con un grado sufficiente di diversificazione delle colture, ma soprattutto un orientamento e degli allineamenti con chiaro riferimento al costruito residenziale, che divengono così un collegamento geometrico-percettivo tra il Parco e il suo contesto interessante anche per chi solamente li attraversa.

 

 

1.5 L’AREA PERCETTIVA

Il progetto, per il nuovo parco di Fano, dedica una parte del suo vasto spazio ad un giardino speciale, pensato per le fasce di popolazione più sensibile, secondo il principio che l’elemento vegetale può essere sfruttato per stimolare le attività dell’uomo.


Tra essenze più colorate e odorose si articola un percorso percettivo e sensoriale che invoglia il fruitore a divertirsi ed apprendere. Piante considerate più domestiche diventano parte di un’esperienza di condivisione e potenzialmente adatte per programmi di terapia riabilitativa per diversamente abili motori o psichici o per patologie croniche, ma anche esperienza didattica per i bambini della più tenera età, che qui stimoleranno e svilupperanno i loro sensi:

  • del gusto, mediante piante di Fragola, Mirtillo e Ribes;
  • dell’olfatto, mediante piante di Camomilla, Origano, Salvia, Basilico, Rosmarino;
  • della vista, mediante piante di Uva, Gelsomino e Lavanda;

 


2. LE ASSIALITÀ ANTROPICHE – LA RETE DELLA MOBILITÀ

 

Il progetto del parco intende ridefinire la mobilità in modo tale da:
A- Migliorare l’accessibilità al Parco e lo scorrimento veicolare attuale;
B- Creare nuove opportunità di percorsi per i pedoni, ciclisti e bambini in totale sicurezza;

C- Agevolare l’accesso pedonale dai quartieri e dalle aree limitrofe più importanti;

Per ottenere ciò si propone:

 

A – MIGLIORAMENTO DELL’ACCESSIBILITÀ’ AL PARCO E DELLO SCORRIMENTO VEICOLARE ATTUALE

A tal fine la strategia adottata consiste nel perimetrare attorno al parco il traffico veicolare, in modo che questo risulti internamente il più possibile car-free e quindi sicuro per l’utenza pedonale, facendo una chiara distinzione delle opere strettamente necessarie e quindi incluse nel conteggio dell’importo lavori massimo previsto dal Bando e le migliorie auspicabili, ma eventuali: 

  1. Realizzazione del collegamento tra via A. Frank e via Colonna, garantendo l’accessibilità al Parco e posteggio auto provenendo dai confini ovest, nord ed est del lotto (STRALCIO 2, previsto nei limiti del budget); 
  2. Realizzazione della strada carrabile lungo il confine sud del lotto per collegare direttamente via Fiume a via Papiria  (STRALCIO 6, non previsto nei limiti del budget) ;
  3. Realizzazione del proseguimento di via Confalonieri, il quale si collegherebbe a via Papiria attraverso l’ultimo tratto di via Colonna, consentendo eventualmente la chiusura al traffico di una parte di via Colonna (STRALCIO 6, non previsto nei limiti del budget).
  4.  Realizzazione del proseguimento di via Colonna e connessione alla nuova strada carrabile descritta al punto 3 (STRALCIO 6, non previsto nei limiti del budget).
  5. Disporre lungo il perimetro e in corrispondenza dei percorsi principali di accesso al Parco di un numero di parcheggi al di sopra dei minimi richiesti dagli standard urbanistici, per accogliere un alto numero di visitatori, durante eventi e manifestazioni, senza creare discomfort (STRALCIO 2 e 7; solo lo Stralcio 2 è previsto nei limiti del budget) .

 

B – PERCORSI CICLOPEDONALI

Nell’ottica di una progettazione oculata e rispettosa dei caratteri storici del luogo, vengono inglobate e riutilizzate le strade presenti nell’area che era stata – durante il periodo bellico – sedime delle palazzine militari, , lungo via della Colonna. Si prolungano tali assi formando un disegno unitario e offrendo nuovi percorsi interni al Parco esclusivamente per la viabilità ciclo-pedonale, in modo da collegarlo ai servizi principali in esso e comportando un notevole risparmio di realizzazione. Questi percorsi sono stati pensati affinché possano essere utilizzati dai mezzi di soccorso in caso di emergenza.

Un ulteriore possibile sistema di percorsi viene previsto seguendo un orientamento completamente differente al primo, allineato alla griglia cardo-decumanica della città (con la quale dialoga anche l’edificato del quartiere limitrofo); questa apparente “rottura” con il precedente sistema di percorsi, per quanto non indispensabile e non prevista nell’importo massimo dei lavori (Stralcio 5), viene suggerita al fine di amplificare la libertà di movimento dei pedoni all’interno del Parco e di strutturare un “legame” con il resto della città.

 

C – AGEVOLARE L’ACCESSO PEDONALE DAI QUARTIERI E AREE LIMITROFE

Prevedere collegamenti i aggiuntivi per pedoni e ciclisti, in punti ritenuti strategici, lungo il perimetro del parco, in modo da ricucire ed oltrepassare – mediante sovrapassaggi – le barriere infrastrutturali antropiche presenti, quali il canale Albani e l’ingresso a superstrada ed autostrada.

Si propone quindi:
1-come primo collegamento il proseguimento dell’immissione di via della Colonna su via Papiria, il quale collegherebbe il Parco direttamente al quartiere Sant’Orso (e quindi alle zone più ad ovest della città) arrivando all’area sportiva della scuola di Calcio di S.Orso e del campo da basket e riconnetterebbe la rete interna del Parco alla rete ciclopedonale esistente lungo via Papiria e quindi ai Passeggi, ecc;
2-come secondo possibile collegamento, il proseguimento di via Sant’Eusebio, importante poiché questo permetterebbe il collegamento diretto del Parco all’impianto dell’attuale piscina indoor della città;

 

 


3. GLI OBJETS TROUVÉ E I FATTI URBANI NEL PROGETTO

 
3.1 GLI HANGAR

All’interno del Parco si riconosce una centralità fondamentale – in corrispondenza del sedime delle ex palazzine militari distrutte lungo via della Colonna e degli attuali edifici esistenti – da cui si dirama il sistema di percorsi principale e che quindi diviene asse baricentrico di tutto il parco. Vista la collocazione centrale degli attuali fabbricati dell’aeroclub e lo stato di progressivo degrado degli stessi oltre alla loro inoperatività effettiva (dato che sono ubicati al di fuori della zona aeroportuale), se ne propone la demolizione e la conseguente ridefinizione dello spazio centrale attraverso nuovi elementi architettonici, qui definiti HANGAR.

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Gli Hangar sono uno spazio di aggregazione multifunzionale altamente fruibile e flessibile e di forte carattere evocativo. Sono composti da due infilate di archi a tutto sesto, l’una che fronteggia l’altra, realizzate in struttura metallica e profilo a sezione ellittica, che emergono da un basamento di ghiaia delineato sulla medesima impronta degli edifici bombardati.

L’arco, nella sua forma essenziale, è per sua natura un segno di ingresso e di passaggio, coerente con l’intenzionalità di indicare l’accesso ed invitare ad entrare nel Parco; l’altezza dell’intradosso (9 m circa) è stata disegnata con una dimensione “consueta” per la città di Fano e i suoi abitanti ovvero quella della celebre porta Romana, simbolo della città: l’Arco d’Augusto. L’arco, anche grazie alla sua essenzialità espressa dalla struttura metallica scelta – in grado di risultare, leggero, durevole, montabile/smontabile e addirittura riciclabile e quindi ecologico – diventa l’archetipo dell’Hangar nel momento in cui viene ripetuto in serie a comporre una navata.

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La serialità evoca quindi l’aspetto industriale dell’Aviorimessa, ma al contempo è declinata a spazio assembleare, non dissimilmente dalle basiliche vere e proprie, le quali rispettano lo stesso principio.

Si propone inoltre che questi archi siano collegati gli uni agli altri, lungo gli estradossi, mediante trefoli tesi ed ancorati a terra sia all’inizio che fine delle navate. Questi trefoli conferiscono stabilità a tutta la struttura oltre a permettere di essere utilizzati come guide per eventuali tendaggi in PVC.

Si definirebbe così uno spazio aperto, ma all’evenienza coperto, adatto ad ospitare molteplici tipi attività rilevanti, quali fiere, mostre, esposizioni, mercati, rievocazioni, tornei, forum, assemblee, manifestazioni ed esibizioni di varia natura.
Tale struttura doterebbe Fano, non solo di uno spazio ad uso quotidiano per tutti i cittadini, ma anche di un luogo generatore di occasioni di socialità ed occupazione, catalizzatore di eventi attrattivi a livello territoriale e quindi generando cultura, mercato e conseguentemente un indotto per la città.

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Inoltre, per conferire al tutto, un aspetto ulteriormente evocativo e giocoso, apprezzabile dai più piccoli ma non solo, si è pensato che, ai due punti di ancoraggio a terra dei trefoli sopraccitati, corrispondessero delle sculture: un aeroplano ed una barca; il primo si collega figurativamente all’aeroporto, il secondo alla tradizione della marineria fanese, nella forma stilizzata che ricorda aeroplanini e barchette create piegando un foglio di carta, ma fuoriscala, per sottolineare che sia il vettore di mare che quello di cielo, tirano ognuno al proprio lato la tensostruttura in un ideale “conflitto pacifico” e costruttivo.

3.2 LA CAVEA

In continuità con gli obiettivi definiti per gli Hangar, si propone, in prossimità dell’attuale spazio autogestito Grizzly e di Via del Santuario, un giardino intagliato e gradonato (circa 7900 mq) atto a formare una Cavea per accogliere concerti e spettacoli estivi.

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A coronamento sono stati predisposti gli elementi vegetativi delle “macchie” boschive, per invitare al raccoglimento, fungere da quinta di separazione ed assorbire i suoni.

3.3 L’AREA SPORT

Al fine di aumentare l’utilizzo quotidiano del Parco da parte dei cittadini e stimolare l’economia locale e il benessere, si suggerisce un’area di vocazione unicamente sportiva, di 115×160 m, da cedere ad associazioni o imprese private (Stralcio 4) al fine di realizzare e gestire proficuamente impianti sportivi (con campetti da calcetto, pallavolo, tennis, basket, skate, bike polo etc…). Si è scelta la sua collocazione non a margine del lotto, ma interna e collegata a via Papiria attraverso il Forulum, abbracciata dal Mataurus e connessa direttamente alla zona centrale degli Hangar, in modo tale che gli utenti dell’area sportiva siano e si sentano anche fruitori dello spazio circostante, mentre i visitatori del Parco possano trovare nell’area attrezzata un’ulteriore occasione di benessere. Tutto questo con il beneficio di strutturare una “sinergia” tra le varie componenti.

Esempio di objet trouvé è il Lisippo Mancato, consistente in una scultura altamente evocativa: un parallelepipedo verticale (2,4×0,8x4m) in cui è intagliata in negativo la Silhouette del Lisippo. Il vuoto intagliato, può ospitare 2 persone sedute all’interno. L’oggetto ha funzione di stele, la superficie delle facce del solido verrà illustrata in bassorilievo con informazioni storiche sulla Fano Romana: avvenimenti, date, porzioni di testo e disegni. La storia delle origini di Fano incise e racchiuse in un unico elemento materico.

3.4 IL PARCO DEI BAMBINI

Ai bambini è stata dedicata un’area speciale di 2630mq, protetta da una staccionata, lontana dalle strade carrabili, ben visibile dal resto del Parco e direttamente connessa alla Area Percettiva. Quest’area permette ai bambini di giocare in sicurezza e totale autonomia sotto lo sguardo protettivo dei genitori.

3.5 LO SGAMBATOIO CANI

Rispettando una naturale ed attualissima vocazione di quest’area è stata dedicata una zona speciale di 2360 mq, recintata per i cani ed i loro conduttori, diametralmente opposta all’Oasi Felina (che non viene alterata). Quest’area permette potenzialmente attività cinofile di vario genere, oltre a garantire ai cani di passeggiare sotto la vigilanza e la cura dei loro padroni che civilmente adotteranno le prescrizioni d’igiene stabilite per il buon uso dello spazio.

 

FASI DI REALIZZAZIONE

Vista la richiesta del Bando di progettare il Parco affinché “non sia la risultante di compromessi e ritagli ma che sia il frutto di un grande progetto condiviso…concepito e realizzato per il bene di tutta la comunità” e che sia “di ampio respiro”, difficilmente è possibile rispettare la contingenza di un importo massimo di 3 milioni di euro per l’intero progetto. Per questo la strategia progettuale è quella di tentare di offrire un’idea realizzabile e funzionante fin da subito, ma che sia strutturata per prevedere migliorie e condizioni al contorno variabili nel tempo.

A prescindere dalla fase di realizzazione raggiunta è possibile garantire la piena utilizzazione del Parco in divenire, tanto da coinvolgere l’interesse e la partecipazione di soggetti anche privati atti a contribuire sinergicamente e proficuamente al completamento e funzionamento dell’area.

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STRALCIO 1: INDAGINI PRELIMINARI E BONIFICA PREVISTA DAL BANDO (comprensivo di IVA): 120.000€

STRALCIO 2: Stralcio PRINCIPALE (al fine di garantire un’immediata fruizione: spese tecniche, Hangar ovest, Cavea, Mataurus, Forulum, Parco dei Bambini, recinzione Sgambatoio Cani, servizi igienici, Object Trouvé, cavidotti, illuminazione, irrigazione, piantumazione di erba, essenze domestiche, bosco, verde fluviale, filari di cipresso e alberi singoli, viabilità di prima fase, parcheggi di prima fase, tutto comprensivo di IVA):  2.345.759€

STRALCIO 3: demolizione aviorimessa attuale e realizzazione di Hangar est (comprensivo di IVA):  456.678,67€

IMPREVISTI E INSTALLAZIONI ARTISTICHE77.563€

SOMMA STRALCI 1+2+3 (IVA COMPRESA) E IMPREVISTI (L’importo corrisponde al budget previsto dal Bando, escludendo quindi ulteriori stralci promossi da soggetti privati, associazioni e/o Enti terzi ed ogni altra miglioria auspicabile, ma non indispensabile): 3.000.000€

  

ULTERIORI FASI EXTRA BUDGET

Di seguito vengono esplicati stralci migliorativi ed eventuali, la loro mancata realizzazione non pregiudicherà in alcun modo il funzionamento del progetto già in essere a partire dallo Stralcio 2. Pertanto i seguenti Stralci non sono stati inseriti nel budget massimo dei lavori, ma vengono esplicati e computati solo per volontà di completezza in ottemperanza alla richiesta di proporre un progetto “di ampio respiro” ma assolutamente coerente e realizzabile.

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STRALCIO 4: piantumazione da parte di SPEA Autostrade e ulteriori soggetti terzi, area sportiva promossa da imprese private: 559.671,49€

STRALCIO 5: Miglioramento eventuale di un ulteriore sistema di percorsi che “taglino” il progetto al fine di amplificare la libertà di movimento dei pedoni all’interno del Parco (Solo Stralcio 2 è propedeutico a Stralcio 5): 126.518,92€

STRALCIO 6: Allargamento delle sezioni stradali già in essere e realizzazioni di assi viari completamente nuovi, i quali non porteranno un beneficio esclusivamente agli utilizzatori del Parco, ma a tutto il traffico veicolare di zona (Solo Stralcio 2 è propedeutico a Stralcio 6): 1.171.919,03€

STRALCIO 7: Ulteriore sistema di percorsi ciclopedonali e parcheggi a completamento dello Stralcio 6: 127.007€

 

 

TAVOLE COMPLETE

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PROGRAMMA: Concorso di idee per il Parco Urbano di Fano

ANNO: 2017

STATO: di Progetto

ENTE PROPONENTE: Comune di Fano

TEAMarch. Luca Fornaroli, dott. in arch. Arianna Talevi

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IL PAESAGGIO, LE ASSIALITÀ ANTROPICHE E GLI OBJETS TROUVÉ

L’intero progetto di Parco, che qui si propone, a livello ideativo e concettuale è un’interpretazione ed affermazione della struttura e delle geometrie del nostro territorio naturale ed antropico, attraverso tre strati compositivi differenti e sovrapposti e quindi declinati alle necessità e contingenze del Parco stesso:

  1. IL PAESAGGIO. La base è composta di aree a geometria variabile per sottolineare e promuovere le relazioni con il resto del territorio mediante una sintesi delle specificità del paesaggio circostante: dalla contemplazione delle catene montuose del Furlo, passando successivamente per i boschi, ritagliati dalle aree agricole della valle segnata dall’alveo del Metauro, sino alla sua foce. Il paesaggio verde del Parco diventa così un bacino in cui è racchiusa tutta la biodiversità della vallata Metaurense, diventando fondamentale dal punto di vista ecologico e conseguentemente interessante in ambito didattico e turistico.
  2. LE ASSIALITÀ ANTROPICHE. Il parco definisce il margine della città costruita, continuando e dissolvendo nel verde le assialità preesistenti, sia quelle di fondazione e di espansione della città quali il cardo e il decumano Romano sia la struttura aeronautica di cui abbiamo traccia attraverso la viabilità di via della Colonna. Tali assialitá vengono rispettate e utilizzate come rete della mobilità interna al parco.
  3. GLI OBJETS TROUVÉ. Portatori di contenuto, memoria, identità, funzionalità, ma anche visione verso il futuro. Gli Objets Trouvé sono servizi, piccoli padiglioni tematici, chioschi, sculture e totem didattici… tutte unità di costruito riconoscibili in alzato, che soggiacciono ai nodi delle assialità già citate.

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La ragione per cui si propongono questi tre strati progettuali differenti, oltre ad essere di carattere compositivo, è soprattutto di carattere funzionale e realizzativo. E’ possibile, infatti, in tal modo realizzare il progetto del parco in fasi successive, così come richiesto espressamente dal bando, permettendone in ogni caso la sua completa utilizzazione sin dall’inizio e soprattutto permettendo di essere aggiornato nel tempo, con il mutare delle esigenze e delle capacità di gestione da parte della comunità.

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In primo luogo il paesaggio può essere adattato a livelli diversi di gestione comunale ed autogestione da parte dei cittadini (come ad esempio attraverso l’assegnazione temporanea a singoli o gruppi di cittadini privati di aree per l’autoproduzione alimentare).
Anche le assialità possono essere sviluppate in tempi differenti in funzione degli Objets Trouvé, necessari a breve termine.

Nulla toglie, per esempio, che gli Objets Trouvé possano venire realizzati in tempi differenti, in funzione delle esigenze immediate e poi spostati da un nodo all’altro, o possano venire aggiornati o sostituiti in modo da garantire uno spazio pubblico sempre attuale.

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1. IL PAESAGGIO – LA RETE DEL VERDE

Come afferma Bruno Munari in “Da cosa nasce cosa” la gente scappa dalla monotonia delle città ogni weekend, le quali sono adornate di essenze vegetali tutte della stessa specie, per cercare la varietà che ritrova in campagna.

La varietà in natura,ovvero la biodiversità, oltre a rinfrancare psicologicamente l’uomo, è un incentivo alla proliferazione e sopravvivenza delle diverse specie animali e vegetali, rappresentando il pilastro della salute ambientale2.
In quest’ottica si è interpretato il Parco come il congiungimento del verde urbano, rurale e paesistico. La proposta progettuale infatti verge a rappresentare e fondere insieme tutte queste caratteristiche attraverso una narrazione a scala ridotta della vallata Metaurense, riproponendo le sue essenze e peculiarità, diventando pertanto il centro stesso della rete ecologica più estesa ma anche proprio la sua rappresentazione.

Proprio tale aspetto coinvolgerebbe l’interesse di tutti i settori tecnico-scientifici e didattici (nell’ambito di biologia, botanica, agraria) e delle associazioni ecologico-ambientaliste, che su tale progetto potrebbero sviluppare un tavolo comune di lavoro e di ricerca. A beneficiarne sarebbe il Parco e la sua gestione, e quindi il bilancio comunale, in quanto si potrebbe innescare un meccanismo di manutenzione agevolata da parte di questi soggetti.

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Essi utilizzerebbero il Parco come laboratorio, con tutto l’interesse a selezionare ed introdurre le varie specie, verificandone la compatibilità e le condizioni al contorno necessarie e favorevoli, ma anche analizzando l’impatto dell’attività e fruizione umana e lo stato di salute del Parco stesso, consigliando quindi le linee guida per la convivenza dell’uomo con l’ambiente.

Il “disegno del verde” come qui di seguito esplicato potrebbe alimentare il mercato dell’ecoturismo e dell’educazione ambientale, mediante corsi didattici e attività naturalistiche per coinvolgere e istruire la cittadinanza a una vita agreste consapevole e rispettosa.
Di seguito gli elementi progettuali che compongono il paesaggio del Parco.

 
1.1 IL FORULUM

In ottemperanza al Progetto del Piano di Riforestazione di circa 2 ettari – che SPEA Autostrade deve realizzare lungo il confine del lotto con via Papiria, ovvero lato monte (quale compensazione alla realizzazione della terza corsia) – il progetto propone una modifica topografica attraverso movimenti terra, l’inserimento di rilievi e piantumazione, con l’intento di omaggiare le colline e monti dell’entroterra, in particolare la Gola del Furlo. Suggerendo aree definite da querceti con roverella (Quercus pubescens) , carpino nero (Ostrya carpinifolia), orniello (Fraxinus ornus), acero (Acer campestre, A. monspessulanum, A. obtusatum) , Maggiociondolo (Laburnum anagyroides) , sorbo (Sorbus domestica, S. aria, S. torminalis) e ginepro (Juniperus), sviluppando un’area boschiva complessiva, solo per questa zona, di circa 20672 mq.

Le imponenti pareti della Gola vengono ridimensionate nel progetto e declinate a pareti artificiali (in conglomerato cementizio armato) per lo sport dell’arrampicata, quindi dotate di prese ed appigli, disegnate in modo tale da poter essere utilizzate da neofiti ed esperti e senza l’ausilio di imbragature. La sommità di tale pareti “rocciose” potrebbe essere disegnata in modo tale da fungere da stazionamento per uccelli (sia migratori che autoctoni), attraverso forature circolari passanti e a raggio variabile (5, 10 e 15 cm), offrendo agli animali protezione dalle intemperie e dagli animali predatori ed ostili e ricordando il “Nido dell’Aquila reale” della Gola del Furlo.

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I rilievi artificiali così congegnati, apportano i seguenti benefici:

  1. da tutta la restante area del Parco si riduce la percezione visiva ed acustica del traffico ad alto scorrimento lungo via Papiria e l’attigua superstrada;
  2. dalle sommità dei rilievi è possibile amplificare la visione panoramica sul parco e sul paesaggio circostante;
  3. le “pareti della Gola”, elementi progettuali parte integrante del paesaggio, diventano un incoraggiamento all’attività sportiva, quale il bouldering, sempre più diffusa, poiché completa e all’aperto, ma in condizioni controllate e sicure;
  4. la riforestazione e i nidi artificiali posti in sommità delle pareti da scalata rendono la zona ideale per lo stazionamento di numerose specie di uccelli migratori, favorendo la convivenza tra animali e piante selvatiche;

 

 

1.2 IL MATAURUS

Attraverso una derivazione del Canale Albani si propone di far sgorgare e far fluire nel Parco una via d’acqua attraversando il sopracitato Forulum – similmente al fiume Candigliano (il quale taglia a metà la Gola del Furlo per poi confluire nel Metauro) – segnando poi tutto il Parco con una serpentina che costeggia i luoghi principali del progetto per poi concludersi in un piccolo specchio d’acqua sul lato a mare, chiamato la Foce.


L’obiettivo di inserire questa superficie d’acqua è quello di:

  1. utilizzarla come corridoio ecologico in grado attrarre e offrire abbeveraggio per le diverse specie animali, in modo tale che queste possano usufruirne, convertendo il Parco in un insieme di ecosistemi stabili e connessi;
  2. utilizzare la stessa acqua per l’irrigazione delle colture, in particolare della zona degli orti;
  3. collegare tutte le aree principali attraverso lo stesso, il quale dotato di un sistema di percorsi autonomi, lungo le proprie sponde, possa circuitare il Parco senza soluzione di continuità, con un incentivazione delle attività come – passeggiata e – corsa
  4. amplificare l’esperienza percettiva degli utilizzatori del Parco;

 

Lungo le sponde del corso d’acqua si prevede la proliferazione in parte naturale, per un’area complessiva di 1,26 ettari, di piante erbacee tipiche quali:
i Poligoni (Persicaria hydropiper, P. lapathifolia, P. maculosa), ‘Equiseto palustre (Equisetum palustre), il Crescione d’acqua, di chiana e radicina (Nasturtium officinale, Rorippa amphibia e R. sylvestris), il Sedano d’acqua (Helosciadium nodiflorum), la Buccinaria (Epilobium hirsutum), la Menta d’acqua (Mentha aquatica), la Veronica acquatica (Veronica anagallis-aquatica), i Capellini (Agrostis stolonifera), il Riso selvatico (Leersia oryzoides), lo Sparganio (Sparganium erectum), il Panico acquatico (Paspalum distichum), la Mestolaccia (Alisma plantago-aquatica e A. lanceolatum), il Giunco articolato (Juncus articulatus), il Giunco tenace (Juncus inflexus), il Giunchetto meridionale (Scirpoides holoschoenus), il Ciperone (Cyperus longus), il Giunco di palude (Schoenoplectus tabernaemontani), l’Erba nocca (Bolboschoenus maritimus), e raggruppamenti a Cannuccia (Phragmites australis).

 

 

1.3 LA MACCHIA

Seguendo il declivio delle colline della valle del Metauro, la vegetazione si modifica. Ritroviamo nuove specie accanto a quelle già citate in precedenza per il versante montano. Questi elementi naturali si accorpano gli uni accanto agli altri, andando a formare delle vere e proprie “macchie” di vegetazione. Forme caratteristiche che vanno ridisegnando il territorio di tutta la vallata. Questi segni si plasmano seguendo il terreno fino ad arrivare a bagnarsi nelle acque del mare Adriatico. Allo stesso modo il progetto propone una riforestazione di “macchie” definite da Roverella (Quercus pubescens) , Olmo ( Ulmus minor ), Cerro ( Quercus cerris) e nell’area ovest sino alla Cavea compresa anche il Pino Marittimo ( Pinus pinaster) . Si propongono in forma di arbusti il Biancospino ( Crataegus monogyna ), Prugnolo ( Prunus spinosa), Rosa ( Canina e Sempervirens ), Ligustro ( Ligustrum volgare ), Frusaggine ( Euonymus europaeus ).

Le macchie ricoprono complessivamente una superficie di 2,21 ettari, assorbendo assieme alla riforestazione del Forulum almeno 59,1 tonnellate di CO 2 all’anno6. Queste aree sono state pensate affinchè abbiano ridottissimi costi di gestione e possano ospitare la fauna selvatica. Il loro disegno è solo apparentemente casuale poiché si sviluppano in prossimità del perimetro del Parco, divenendo zona cuscinetto visiva e psicologica tra questo e le strade carrabili, affinché rumori e smog possano venire assorbiti. Il disegno di tali “Macchie” è pensato affinché si possa creare un sistema di prospettive visive e quindi relazione tra i punti di accesso al Parco, dalle residenze attorno ai i fuochi prospettici quali gli Hangar e gli Objets Trouvé.

 

 

1.4 GLI ORTI

Con funzione sociale-ricreativa e a costo zero per la Municipalità si è pensato di destinare l’area compresa tra via della Colonna, via F. Confalonieri, via Anna Frank e via L. Battista Alberti, ovvero in prossimità dell’edificato residenziale alla coltivazione degli orti urbani, in modo che quest’area oltre a risultare “pratica” per i residenti limitrofi sia anche un’area filtro tra le residenze, il Parco ed il traffico veicolare, limitando gli effetti negativi e la pericolosità di quest’ultimo.

Per quanto l’obiettivo di quest’area sia incentivare la partecipazione dei residenti verso l’autogestione, a beneficio della microeconomia locale e della qualità alimentare, si suggeriscono delle regole semplici al fine di garantire un buon risultato, oltre alle coltivazioni di tipo biologico (o prive di pesticidi dannosi per l’ambiente) si richiede una suddivisione degli orti agricoli in ossequio al disegno proposto negli elaborati. Un patchwork con un grado sufficiente di diversificazione delle colture, ma soprattutto un orientamento e degli allineamenti con chiaro riferimento al costruito residenziale, che divengono così un collegamento geometrico-percettivo tra il Parco e il suo contesto interessante anche per chi solamente li attraversa.

 

 

1.5 L’AREA PERCETTIVA

Il progetto, per il nuovo parco di Fano, dedica una parte del suo vasto spazio ad un giardino speciale, pensato per le fasce di popolazione più sensibile, secondo il principio che l’elemento vegetale può essere sfruttato per stimolare le attività dell’uomo.


Tra essenze più colorate e odorose si articola un percorso percettivo e sensoriale che invoglia il fruitore a divertirsi ed apprendere. Piante considerate più domestiche diventano parte di un’esperienza di condivisione e potenzialmente adatte per programmi di terapia riabilitativa per diversamente abili motori o psichici o per patologie croniche, ma anche esperienza didattica per i bambini della più tenera età, che qui stimoleranno e svilupperanno i loro sensi:

  • del gusto, mediante piante di Fragola, Mirtillo e Ribes;
  • dell’olfatto, mediante piante di Camomilla, Origano, Salvia, Basilico, Rosmarino;
  • della vista, mediante piante di Uva, Gelsomino e Lavanda;

 


2. LE ASSIALITÀ ANTROPICHE – LA RETE DELLA MOBILITÀ

 

Il progetto del parco intende ridefinire la mobilità in modo tale da:
A- Migliorare l’accessibilità al Parco e lo scorrimento veicolare attuale;
B- Creare nuove opportunità di percorsi per i pedoni, ciclisti e bambini in totale sicurezza;

C- Agevolare l’accesso pedonale dai quartieri e dalle aree limitrofe più importanti;

Per ottenere ciò si propone:

 

A – MIGLIORAMENTO DELL’ACCESSIBILITÀ’ AL PARCO E DELLO SCORRIMENTO VEICOLARE ATTUALE

A tal fine la strategia adottata consiste nel perimetrare attorno al parco il traffico veicolare, in modo che questo risulti internamente il più possibile car-free e quindi sicuro per l’utenza pedonale, facendo una chiara distinzione delle opere strettamente necessarie e quindi incluse nel conteggio dell’importo lavori massimo previsto dal Bando e le migliorie auspicabili, ma eventuali: 

  1. Realizzazione del collegamento tra via A. Frank e via Colonna, garantendo l’accessibilità al Parco e posteggio auto provenendo dai confini ovest, nord ed est del lotto (STRALCIO 2, previsto nei limiti del budget); 
  2. Realizzazione della strada carrabile lungo il confine sud del lotto per collegare direttamente via Fiume a via Papiria  (STRALCIO 6, non previsto nei limiti del budget) ;
  3. Realizzazione del proseguimento di via Confalonieri, il quale si collegherebbe a via Papiria attraverso l’ultimo tratto di via Colonna, consentendo eventualmente la chiusura al traffico di una parte di via Colonna (STRALCIO 6, non previsto nei limiti del budget).
  4.  Realizzazione del proseguimento di via Colonna e connessione alla nuova strada carrabile descritta al punto 3 (STRALCIO 6, non previsto nei limiti del budget).
  5. Disporre lungo il perimetro e in corrispondenza dei percorsi principali di accesso al Parco di un numero di parcheggi al di sopra dei minimi richiesti dagli standard urbanistici, per accogliere un alto numero di visitatori, durante eventi e manifestazioni, senza creare discomfort (STRALCIO 2 e 7; solo lo Stralcio 2 è previsto nei limiti del budget) .

 

B – PERCORSI CICLOPEDONALI

Nell’ottica di una progettazione oculata e rispettosa dei caratteri storici del luogo, vengono inglobate e riutilizzate le strade presenti nell’area che era stata – durante il periodo bellico – sedime delle palazzine militari, , lungo via della Colonna. Si prolungano tali assi formando un disegno unitario e offrendo nuovi percorsi interni al Parco esclusivamente per la viabilità ciclo-pedonale, in modo da collegarlo ai servizi principali in esso e comportando un notevole risparmio di realizzazione. Questi percorsi sono stati pensati affinché possano essere utilizzati dai mezzi di soccorso in caso di emergenza.

Un ulteriore possibile sistema di percorsi viene previsto seguendo un orientamento completamente differente al primo, allineato alla griglia cardo-decumanica della città (con la quale dialoga anche l’edificato del quartiere limitrofo); questa apparente “rottura” con il precedente sistema di percorsi, per quanto non indispensabile e non prevista nell’importo massimo dei lavori (Stralcio 5), viene suggerita al fine di amplificare la libertà di movimento dei pedoni all’interno del Parco e di strutturare un “legame” con il resto della città.

 

C – AGEVOLARE L’ACCESSO PEDONALE DAI QUARTIERI E AREE LIMITROFE

Prevedere collegamenti i aggiuntivi per pedoni e ciclisti, in punti ritenuti strategici, lungo il perimetro del parco, in modo da ricucire ed oltrepassare – mediante sovrapassaggi – le barriere infrastrutturali antropiche presenti, quali il canale Albani e l’ingresso a superstrada ed autostrada.

Si propone quindi:
1-come primo collegamento il proseguimento dell’immissione di via della Colonna su via Papiria, il quale collegherebbe il Parco direttamente al quartiere Sant’Orso (e quindi alle zone più ad ovest della città) arrivando all’area sportiva della scuola di Calcio di S.Orso e del campo da basket e riconnetterebbe la rete interna del Parco alla rete ciclopedonale esistente lungo via Papiria e quindi ai Passeggi, ecc;
2-come secondo possibile collegamento, il proseguimento di via Sant’Eusebio, importante poiché questo permetterebbe il collegamento diretto del Parco all’impianto dell’attuale piscina indoor della città;

 

 


3. GLI OBJETS TROUVÉ E I FATTI URBANI NEL PROGETTO

 
3.1 GLI HANGAR

All’interno del Parco si riconosce una centralità fondamentale – in corrispondenza del sedime delle ex palazzine militari distrutte lungo via della Colonna e degli attuali edifici esistenti – da cui si dirama il sistema di percorsi principale e che quindi diviene asse baricentrico di tutto il parco. Vista la collocazione centrale degli attuali fabbricati dell’aeroclub e lo stato di progressivo degrado degli stessi oltre alla loro inoperatività effettiva (dato che sono ubicati al di fuori della zona aeroportuale), se ne propone la demolizione e la conseguente ridefinizione dello spazio centrale attraverso nuovi elementi architettonici, qui definiti HANGAR.

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Gli Hangar sono uno spazio di aggregazione multifunzionale altamente fruibile e flessibile e di forte carattere evocativo. Sono composti da due infilate di archi a tutto sesto, l’una che fronteggia l’altra, realizzate in struttura metallica e profilo a sezione ellittica, che emergono da un basamento di ghiaia delineato sulla medesima impronta degli edifici bombardati.

L’arco, nella sua forma essenziale, è per sua natura un segno di ingresso e di passaggio, coerente con l’intenzionalità di indicare l’accesso ed invitare ad entrare nel Parco; l’altezza dell’intradosso (9 m circa) è stata disegnata con una dimensione “consueta” per la città di Fano e i suoi abitanti ovvero quella della celebre porta Romana, simbolo della città: l’Arco d’Augusto. L’arco, anche grazie alla sua essenzialità espressa dalla struttura metallica scelta – in grado di risultare, leggero, durevole, montabile/smontabile e addirittura riciclabile e quindi ecologico – diventa l’archetipo dell’Hangar nel momento in cui viene ripetuto in serie a comporre una navata.

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La serialità evoca quindi l’aspetto industriale dell’Aviorimessa, ma al contempo è declinata a spazio assembleare, non dissimilmente dalle basiliche vere e proprie, le quali rispettano lo stesso principio.

Si propone inoltre che questi archi siano collegati gli uni agli altri, lungo gli estradossi, mediante trefoli tesi ed ancorati a terra sia all’inizio che fine delle navate. Questi trefoli conferiscono stabilità a tutta la struttura oltre a permettere di essere utilizzati come guide per eventuali tendaggi in PVC.

Si definirebbe così uno spazio aperto, ma all’evenienza coperto, adatto ad ospitare molteplici tipi attività rilevanti, quali fiere, mostre, esposizioni, mercati, rievocazioni, tornei, forum, assemblee, manifestazioni ed esibizioni di varia natura.
Tale struttura doterebbe Fano, non solo di uno spazio ad uso quotidiano per tutti i cittadini, ma anche di un luogo generatore di occasioni di socialità ed occupazione, catalizzatore di eventi attrattivi a livello territoriale e quindi generando cultura, mercato e conseguentemente un indotto per la città.

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Inoltre, per conferire al tutto, un aspetto ulteriormente evocativo e giocoso, apprezzabile dai più piccoli ma non solo, si è pensato che, ai due punti di ancoraggio a terra dei trefoli sopraccitati, corrispondessero delle sculture: un aeroplano ed una barca; il primo si collega figurativamente all’aeroporto, il secondo alla tradizione della marineria fanese, nella forma stilizzata che ricorda aeroplanini e barchette create piegando un foglio di carta, ma fuoriscala, per sottolineare che sia il vettore di mare che quello di cielo, tirano ognuno al proprio lato la tensostruttura in un ideale “conflitto pacifico” e costruttivo.

3.2 LA CAVEA

In continuità con gli obiettivi definiti per gli Hangar, si propone, in prossimità dell’attuale spazio autogestito Grizzly e di Via del Santuario, un giardino intagliato e gradonato (circa 7900 mq) atto a formare una Cavea per accogliere concerti e spettacoli estivi.

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A coronamento sono stati predisposti gli elementi vegetativi delle “macchie” boschive, per invitare al raccoglimento, fungere da quinta di separazione ed assorbire i suoni.

3.3 L’AREA SPORT

Al fine di aumentare l’utilizzo quotidiano del Parco da parte dei cittadini e stimolare l’economia locale e il benessere, si suggerisce un’area di vocazione unicamente sportiva, di 115×160 m, da cedere ad associazioni o imprese private (Stralcio 4) al fine di realizzare e gestire proficuamente impianti sportivi (con campetti da calcetto, pallavolo, tennis, basket, skate, bike polo etc…). Si è scelta la sua collocazione non a margine del lotto, ma interna e collegata a via Papiria attraverso il Forulum, abbracciata dal Mataurus e connessa direttamente alla zona centrale degli Hangar, in modo tale che gli utenti dell’area sportiva siano e si sentano anche fruitori dello spazio circostante, mentre i visitatori del Parco possano trovare nell’area attrezzata un’ulteriore occasione di benessere. Tutto questo con il beneficio di strutturare una “sinergia” tra le varie componenti.

Esempio di objet trouvé è il Lisippo Mancato, consistente in una scultura altamente evocativa: un parallelepipedo verticale (2,4×0,8x4m) in cui è intagliata in negativo la Silhouette del Lisippo. Il vuoto intagliato, può ospitare 2 persone sedute all’interno. L’oggetto ha funzione di stele, la superficie delle facce del solido verrà illustrata in bassorilievo con informazioni storiche sulla Fano Romana: avvenimenti, date, porzioni di testo e disegni. La storia delle origini di Fano incise e racchiuse in un unico elemento materico.

3.4 IL PARCO DEI BAMBINI

Ai bambini è stata dedicata un’area speciale di 2630mq, protetta da una staccionata, lontana dalle strade carrabili, ben visibile dal resto del Parco e direttamente connessa alla Area Percettiva. Quest’area permette ai bambini di giocare in sicurezza e totale autonomia sotto lo sguardo protettivo dei genitori.

3.5 LO SGAMBATOIO CANI

Rispettando una naturale ed attualissima vocazione di quest’area è stata dedicata una zona speciale di 2360 mq, recintata per i cani ed i loro conduttori, diametralmente opposta all’Oasi Felina (che non viene alterata). Quest’area permette potenzialmente attività cinofile di vario genere, oltre a garantire ai cani di passeggiare sotto la vigilanza e la cura dei loro padroni che civilmente adotteranno le prescrizioni d’igiene stabilite per il buon uso dello spazio.

 

FASI DI REALIZZAZIONE

Vista la richiesta del Bando di progettare il Parco affinché “non sia la risultante di compromessi e ritagli ma che sia il frutto di un grande progetto condiviso…concepito e realizzato per il bene di tutta la comunità” e che sia “di ampio respiro”, difficilmente è possibile rispettare la contingenza di un importo massimo di 3 milioni di euro per l’intero progetto. Per questo la strategia progettuale è quella di tentare di offrire un’idea realizzabile e funzionante fin da subito, ma che sia strutturata per prevedere migliorie e condizioni al contorno variabili nel tempo.

A prescindere dalla fase di realizzazione raggiunta è possibile garantire la piena utilizzazione del Parco in divenire, tanto da coinvolgere l’interesse e la partecipazione di soggetti anche privati atti a contribuire sinergicamente e proficuamente al completamento e funzionamento dell’area.

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STRALCIO 1: INDAGINI PRELIMINARI E BONIFICA PREVISTA DAL BANDO (comprensivo di IVA): 120.000€

STRALCIO 2: Stralcio PRINCIPALE (al fine di garantire un’immediata fruizione: spese tecniche, Hangar ovest, Cavea, Mataurus, Forulum, Parco dei Bambini, recinzione Sgambatoio Cani, servizi igienici, Object Trouvé, cavidotti, illuminazione, irrigazione, piantumazione di erba, essenze domestiche, bosco, verde fluviale, filari di cipresso e alberi singoli, viabilità di prima fase, parcheggi di prima fase, tutto comprensivo di IVA):  2.345.759€

STRALCIO 3: demolizione aviorimessa attuale e realizzazione di Hangar est (comprensivo di IVA):  456.678,67€

IMPREVISTI E INSTALLAZIONI ARTISTICHE77.563€

SOMMA STRALCI 1+2+3 (IVA COMPRESA) E IMPREVISTI (L’importo corrisponde al budget previsto dal Bando, escludendo quindi ulteriori stralci promossi da soggetti privati, associazioni e/o Enti terzi ed ogni altra miglioria auspicabile, ma non indispensabile): 3.000.000€

  

ULTERIORI FASI EXTRA BUDGET

Di seguito vengono esplicati stralci migliorativi ed eventuali, la loro mancata realizzazione non pregiudicherà in alcun modo il funzionamento del progetto già in essere a partire dallo Stralcio 2. Pertanto i seguenti Stralci non sono stati inseriti nel budget massimo dei lavori, ma vengono esplicati e computati solo per volontà di completezza in ottemperanza alla richiesta di proporre un progetto “di ampio respiro” ma assolutamente coerente e realizzabile.

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STRALCIO 4: piantumazione da parte di SPEA Autostrade e ulteriori soggetti terzi, area sportiva promossa da imprese private: 559.671,49€

STRALCIO 5: Miglioramento eventuale di un ulteriore sistema di percorsi che “taglino” il progetto al fine di amplificare la libertà di movimento dei pedoni all’interno del Parco (Solo Stralcio 2 è propedeutico a Stralcio 5): 126.518,92€

STRALCIO 6: Allargamento delle sezioni stradali già in essere e realizzazioni di assi viari completamente nuovi, i quali non porteranno un beneficio esclusivamente agli utilizzatori del Parco, ma a tutto il traffico veicolare di zona (Solo Stralcio 2 è propedeutico a Stralcio 6): 1.171.919,03€

STRALCIO 7: Ulteriore sistema di percorsi ciclopedonali e parcheggi a completamento dello Stralcio 6: 127.007€

 

 

TAVOLE COMPLETE

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